Dato che in questo momento mi va di scrivere, accenno (da non addetto ai lavori) ad una mia personale e differente visione circa le modalità formative e di stimolo all'apprendimento per i ragazzi.

In primo luogo, trovo, ad esempio, che, talvolta, ai ragazzi s’impongano e suggeriscano letture, a mio avviso, capaci di allontanarli per un ventennio dalla lettura, vedi "I Promessi Sposi" del Manzoni un eccellente scrittore ci mancherebbe, ma a mio avviso occorrerebbero libri molto più brevi e più accattivanti (come per esempio: Novecento di Baricco; I giorni della civetta di Sciascia; Lo Strano caso del dottor Jekyll & Mister Hyde di Stevenson; La Morte di Ivan II’c di Tolstoj; Cuore di Tenebra di Conrad; Io Sono leggenda di Matheson, sino ad arrivare, ad esempio e perchè no, ad un giallo di Simenon, etc.).

Utile anche invitare, a mio avviso, di tanto in tanto, attori teatrali, anche non professionisti, a leggere brani e introdurre laboratori in cui si insegni a leggere in modo appropriato per apprezzare appieno le opere.

In secondo luogo e sempre a mio avviso, ai ragazzini si richiedono durante le lezioni, livelli di attenzione continuativi che difficilmente adulti maturi e motivati riuscirebbero a sostenere, credo che la scienza possa confermarlo (quindi lezioni di durata più breve, pause molto più lunghe tra una lezione e l'altra, possibilmente camminate, come facevano un tempo nei chiostri, per svegliare il cervello, etc.)

In merito all'impossibilità oggettiva dei ragazzi di sostenere certi livelli di attenzione mi sovviene un noto e divertente aforisma, che pronunciò, purtroppo, in punto di morte Oscar Wilde, che recitava: “sto facendo una morte al di soprà delle mie possibilità”.

In ultimo, riguardo ad esempio alla questione Invalsi, un tema molto dibattuto,

(premesso che è un test che, insieme a quello del bonus maturità, è possibile abbia persino in parte contribuito ad introdurre, anticipando, diversi anni prima - nel 2000 con una mia petizione al Senato - una modalità di confronto e bilanciamento delle votazioni degli studenti, in tal caso, tra distinte università e facoltà. Una soluzione, la mia, riguardante, quindi, un livello superiore che, forse, qualcuno ha pensato di traslare a quello inferiore. Una soluzione la mia, riguardante l'Università, che, a distanza di 15 anni - vedi La Nazione del 03 luglio 2015 -, è sembrato volessero, attuare, in prima battuta, tutta di un colpo, il che, a mio avviso, avrebbe semplicemente sostituito ad un'ingiustizia un'altra. Più giusta la norma, poi, approvata che toglie il limite del voto di laurea per l'accesso ai concorsi pubblici. Ciò, per fare capire un minimo, eliminerebbe, ad esempio, il fatto che un ottimo Ingegnere con voto di 100/110 non possa partecipare ad un concorso in Banca d'Italia che richiede solitamente almeno 105/110, mentre questo sarebbe accessibile praticamente a tutti gli studenti di facoltà umanistiche che, almeno all'epoca dei miei suggerimenti, ossia nel 2000, prendevano quasi tutti il massimo dei voti 110/110 o poco sotto. Le facoltà avrebbero dovuto adeguarsi, nel corso del tempo, per arrivare a distinguere uno studente come, per esempio, potrebbe essere Baricco o Sgarbi e almeno uno studente qualsiasi, non dico il bravo studente che è lecito possa dire: mica si può essere tutti fenomeni. Questo tipo di problema, e altri simili, trascorsi questi 15 anni doveva essere già superato e non prestarsi a soluzioni d'emergenza).

dicevo: riguardo l'Invalsi mi ha colpito l'osservazione di un'insegnante di sostegno che faceva notare, giustamente, come loro nei confronti dei ragazzi con difficoltà si impegnano con fatica attraverso percorsi differenziati a motivarli, a costruirgli una qualche fiducia in loro stessi, quando poi, di fronte a test che talvolta mandano in crisi anche i più capaci, questi studenti con difficoltà hanno la sensazione di essere stati presi in giro.

Ecco perchè, pur essendo favorevole ai test (a patto che si evitino eccessivi aiuti da parte degli insegnanti, perchè se l'asticella nel mondo reale è più alta è più alta non la puoi ingannare) trovo che dovrebbero interessare solo alcune fasce di soggetti, risparmiandola ai meno dotati, che potrebbero sostenere prove sostitutive o, in alternativa, test meno difficoltosi.

Prevedrèi, ad esempio, che, a discrezione degli insegnanti e d'accordo con i genitori degli alunni interessati, fosse possibile esentare dal test sino ad un quarto di una classe.